Termoli

Quando ci dimentichiamo della maiuscola

Un'insegnante si trasferisce da L'Aquila a Termoli. Nella nuova scuola c'è anche un'altra professoressa della sua città. Le due iniziano a cercarsi e...

Cari amici, anche oggi vi scrivo tardi, sono molto stanca (Maria ha la febbre alta e l’orario di lavoro di diciotto ore ormai è salito a ventitre!). Prima di addormentarmi vi penso e dato che non posso telefonare a tutti ogni tanto porto su il mio portatile e vi scrivo una mail per raccontarvi come va. A scuola da me c’è un’altra insegnante che viene dall’Aquila, si chiama Ivonne. L’ho conosciuta solo venerdì scorso. Continuavo a cercarla nel liceo, ma non la trovavo mai. Avevo saputo che venerdì doveva fare delle ore di supplenza, per cui sono andata nella sua classe per portargli il Tracce di maggio. Lei però non c’era. Così, dato che in classe non c’era nessuno, sono rimasta a fare lezione io, e poi, preoccupata, l’ho chiamata. Lei mi ha risposto che non sapeva niente, e che se l’avesse saputo sarebbe venuta (sul foglio in sala professori c’era il suo nome e c’era scritto “avvisata per telefono”). Allora le ho detto: «Da oggi in poi ti chiamo anch’io! E così ho fatto. Il giorno dopo ci siamo conosciute, le ho dato il Tracce e lei, guardandolo, mi ha detto: «Ora capisco perché sei così! Io non credo, ma lo leggerò da laica».
Stamattina, quando sono entrata durante la seconda ora, ho visto l’avviso in sala professori con il suo nome con la stessa scritta. Ieri mi aveva chiesto una mano perché non riusciva a contattare la Protezione civile e non riusciva a sapere quando i Vigili del fuoco avrebbero visto casa sua. Vado nella sua classe, ma lei non c’è. La classe era scoperta da un’ora e mezza. La chiamo immediatamente. Anche questa volta mi dice che non era stata avvisata. Nel frattempo la vicepreside entra in classe e mi vede al suo posto. Le spiego l’accaduto. Quando Ivonne arriva, andiamo subito dalla vicepreside. Il problema? La segretaria aveva il numero di cellulare sbagliato e lasciava messaggi in segreteria! Roba da non credere! Comunque, dopo aver risolto questo problema, andiamo a prenderci un caffè, anche perché dovevo dirle della casa. Mentre rientriamo a scuola mi dice: «Se non ci fossi tu...». Ivonne insegna Lettere, ma ha sbagliato. Ha sbagliato perché doveva mettere la maiuscola! Io ci sono perché Uno mi ha voluta e mi ha messo lì. Ma quante volte facciamo come Ivonne? Quante volte io chiamo “amore mio” Gino, o “tesoro mio” i miei figli e quante volte sbaglio. Sbaglio perché mi fermo lì e non arrivo a cogliere il Mistero che me li dà. Se c’è una cosa in cui il terremoto mi ha cambiata è proprio questa coscienza. È come se Dio mi avesse detto: “Tu sei voluta e tutto quello che hai non darlo per scontato, perché sono Io che te lo do”. Credo che il motivo per cui spesso non ci sentiamo provocare dalle circostanze è perché non riconosciamo che la nostra vita e quel che abbiamo davanti è un dono, è fatto da un Altro. Perché quando io ricevo un dono è allora che dico: ma perché me lo dai? Perché proprio a me? Cosa vuoi da me?
Grazia, Termoli