Un momento della visita.

Ma avete visto il Papa all'Aquila?

Benedetto XVI ha visitato le zone colpite dal terremoto. L'abbraccio del Santo Padre ha portato un barlume di speranza tra tanto dolore. Un'insegnante abruzzese ci racconta cos'ha significato per lei...

Cari amici,
anche oggi prima di andare a dormire mi metto davanti al computer per scrivere quello che è accaduto. Ho il desiderio di non sprecare tutta la bellezza che sto vedendo in questi giorni e ho il desiderio di condividerla con voi: di fronte a ciò che è successo oggi, uno non può rimanere come prima. Non si può!
Ma avete visto il Papa all'Aquila?
Io non sono brava a scrivere ma voglio raccontarvi quello che è stato per me, perché lui, il Papa, era lì anche per me, anche se io purtroppo non c’ero.
Quello che mi ricorderò sempre del Papa oggi sono gli abbracci. Davanti ad un figlio che perde tutto - casa, persone care, magari il lavoro - cosa fa un padre? Innanzitutto gli va incontro - è venuto all’Aquila, è andato ad Onna -, lo abbraccia, prega per lui, cerca di aiutarlo a risollevare lo sguardo (ci ha indicato la Madonna) e poi gli dona la cosa più preziosa che ha, il pallio. Sono commossa per quanto è accaduto oggi! Inoltre abbiamo cantato «Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat»: come si potrebbero cantare queste parole nel luogo in cui le persone hanno perso tutto, se queste parole non fossero esperienza adesso, lì per loro, qui per me? Non so spiegare come sia possibile, ma lo vedo. Lo vedo negli amici cambiati, lo vedo nelle persone che incontriamo e che continuano a dirci «Grazie» solo per il fatto che siamo lì con loro o li chiamiamo al telefono.
Volevo anche dire a tutti che quando il vescovo Molinari ha presentato Marco come il responsabile di Cl, il Papa ha cambiato faccia, segno di una stima che ha verso la nostra esperienza.
Oggi, rileggendo in Si può vivere così? il paragrafo sull’opposto della pazienza, mi veniva in mente che il rischio per me aquilana di vivere la tiepidezza è non mettere qui, in questo luogo, tutte le domande che ho nel cuore e che il terremoto ha portato ancora più a galla. Se ho intuito che Cristo è ciò che vale, ciò che permane, ciò che dura, allora è in questo luogo che devo giocare la mia partita senza tralasciare niente di quello che sono. Ho bisogno della casa? Lo metto a tema qui. Ho bisogno di un lettino per Maria? Lo metto a tema qui. Provo dolore ogni volta che vedo i miei suoceri piangere? Lo metto a tema qui. Amo la matematica? Lo metto a tema qui. Se Cristo è la risposta a tutta la mia umanità io lo voglio verificare, ne voglio fare esperienza. Per questo, non voglio chiudere la domanda sul significato di tutto quello che è accaduto e sta accadendo, ma voglio averla sempre qui di fronte a me: questa domanda è dentro di me, e non voglio censurare niente! Un caro abbraccio,
Grazia, L'Aquila