Piazza della Costituzione, Città del Messico

«Ciao Papa, sono Rachele, ho otto anni e ti aspetto...»

Una bambina di otto anni scrive al Santo Padre, alla vigilia del viaggio apostolico in Messico, dandogli del tu. Un messaggio (e una poesia) di speranza, specchio di un popolo che ha bisogno di pace.

Caro papa Francesco, sono Rachele e sono felice. Ho 8 anni e anche se non sono molti, sono abbastanza per rendermi conto che Dio mi ama. Di questo sono molto sicura, perché l’ho sentito presente: quando canto insieme ai miei fratelli mentre sistemiamo la camera, quando ascolto la musica classica, sento come se Gesù mi parlasse con le note e le melodie. Quando faccio la Comunione mi viene voglia di piangere, a volte di gioia, altre di dolore: mi dà gioia sapere che Gesù è in me, ma mi rendo anche conto che si può stare lontani da Gesù ed essere miserabili. Mi piace scrivere canzoni e poesie, perché è un modo per dire “ti voglio bene”, e anche in questo mi aiuta Dio.

Un mese fa ho letto la vita di Madre Teresa di Calcutta. Anche lei era molto felice. Mi ha colpito conoscere come viveva e come amava. Nel prendersi cura dei più poveri, dei malati, dei dimenticati dell’India, ha mostrato che l’amore di Cristo è qualcosa di reale e molto potente. A me piacerebbe essere suora della carità come Madre Teresa, per poter vedere Gesù in ogni persona povera o malata.

Mia mamma mi ha spiegato che anche tu vuoi bene ai poveri e ti preoccupi di stare con chi soffre, ti ringrazio di questo. Sono molto emozionata perché visiterai il mio bellissimo Paese. So che tu sei come Pietro e guidi la nostra Chiesa, e che accompagnerai quelli che portano un dolore nel cuore. È come se Gesù venisse a trovarci. Papa Francesco, per favore, aiutaci con la preghiera perché la Pace e l’Amore tra noi messicani tornino presto.

Ti voglio chiedere anche una preghiera per i cristiani perseguitati. Poco tempo fa mio papà mi ha fatto vedere il video di una bambina come me, il suo nome è Myriam. Lei vive in Iraq in mezzo alla guerra. Myriam spera tutto da Dio, dice che Lui ha cura di lei, e anche se non ha casa, non ha la scuola e non sa nulla dei suoi amici, è sicura che Dio è lì nel campo profughi dove ora vive. Penso che lei abbia molta speranza ed è una speranza per tutti gli altri, anche per me.

Grazie per come sei: è così che ci ama Dio, per quello che siamo veramente.

Finisco la lettera con una poesia dedicata a te:

Questa terra è stata la casa di antiche culture
Uomini e donne dai piedi leggeri e di bassa statura
Temevano gli dei della natura
Ma nel fondo del loro cuore speravano
Nel Dio dell’amore e della bellezza.
Questa terra è la mia casa
È il Messico, papa Francesco, che ti abbraccia
Come tu hai abbracciato il mondo tutto intero.
Che la Vergine di Guadalupe ti guidi con il suo amore.
In questo luogo di incontri
Ti stiamo aspettando
Con il tuo sorriso chiaro, con i tuoi occhi aperti
Desideriamo di nuovo un Avvenimento.


Con molto affetto,

Sofía Rachele, Città del Messico