Chiesa di san Francesco, Mirandola.

Terremotati diversi, stesso cuore

Grazia vive a L'Aquila. Dopo il terremoto del 2009 in Abruzzo aveva conosciuto dei volontari modenesi. Ora agli emiliani vorrebbe «ridare quell'abbraccio che avevo sentito». Così parte con tutta la famiglia per Mirandola...

Cari amici, l’altra sera ero andata a letto, ma mi sono dovuta rialzare. Avevo il cuore troppo pieno, così ho cercato di scrivere cosa ho visto per non perderlo.
Parto dall’inizio. Nel 2009 un gruppo di modenesi ci è venuto a trovare a L’Aquila dopo il terremoto. Quando abbiamo visto i telegiornali e le immagini del sisma in Emilia subito il pensiero è andato ai nostri amici. Immediatamente ho rintracciato il numero di telefono di Mariadonata, una delle amiche modenesi che avevo conosciuto. Cominciamo a sentirci quasi giornalmente per sapere come sta. Quello che mi racconta mi fa ripercorrere tutta l’esperienza del terremoto che ho vissuto e capisco che la ferita è la stessa. Mentre mi parlava pensavo: «Come vorrei essere lì! Come vorrei aiutarli! Come vorrei star loro vicino». Ma di questo non dico niente. Mi ricordo solo l’abbraccio che io per prima ho ricevuto e il desiderio grande di poterlo ridare. Un giorno Mariadonata mi dice che stanno pensando per l’estate ad un’iniziativa come la Città dei ragazzi e che vorrebbero sapere come è nata da noi. Così parlando con la Cristina ci diciamo: «Sarebbe bello parlarne di persona».

Decido che sarei salita su. Innanzitutto ne parlo a mio marito e “stranamente” è subito d’accordo.
Tanto che decidiamo di festeggiare il nostro anniversario di matrimonio salendo a Modena con un camper. Altra cosa “strana”: mio marito ha sempre odiato il camper. Alla mia proposta però dice sì.
Faccio sapere a tutti gli aquilani che vado su con la famiglia, chiedendo: «Venite con me?». Saliamo io, Gino, Erika, Martino e i miei figli. Chi in treno, chi in macchina e chi in camper.

Prima tappa: casa di Mariadonata e di Dario.
Immediatamente "una strana" familiarità da subito. Come se non fosse passato del tempo e ci conoscessimo da sempre. Una disponibilità e una libertà tra di noi che anche con gli amici più stretti non accade sempre.
Seconda tappa: andiamo alla "Festa più pazza del mondo", una festa estiva aperta a tutti, spostata per il terremoto da Carpi a uno spazio pubblico di Mirandola.
Lì le prime presentazioni e altri occhi da guardare. Rivedo quegli occhi feriti, e in alcuni vedo brillare una certezza e il desiderio di affermarla. Si canta insieme, più il Concerto di musica Gospel.
Si può cantare anche lì, anche adesso, perché ci siamo, e perché il cuore continua a gridare che la risposta c’è.

Terza tappa: domenica mattina. La messa delle 11 nella tenda a fianco del duomo di Modena. Per noi non è strano, nella nostra parrocchia si celebra la messa in una tenda da tre anni, ma per loro è una novità. Il Vangelo è quello del granello di senape. Durante tutta la giornata mi chiedo: «Ma questo granello cos’è?»

Quarta tappa: Mirandola, sempre alla festa. Arriviamo in ritardo di mezz’ora con i bimbi affamati. I modenesi stanno dicendo l’Angelus. «E il Verbo si è fatto carne» - «Ed abita in mezzo a noi».
Ma sono pazzi? Non si può barare lì a Mirandola dicendo quelle parole! Potrebbe essere una frase che ripetiamo per abitudine e allora non ci direbbe più niente. Ma in quel luogo lì, di fronte a quelle persone si capisce che sono vere. Non è una storia, non è una favola, non sono solo parole. Non sono pazzi. È un fatto che si vede e si vive.
Così mangiamo, chiacchieriamo, ci facciamo domande… e io continuo a vedere gli occhi di chi non teme, di chi non trema. Durante il pranzo, portiamo i nostri doni aquilani. Uno striscione con scritto: «Terremotati diversi stesso cuore - L’Aquila Mirandola»

E in più “ferratelle”, dolci tipici abruzzesi, fatte da Daniela, un pacco pieno di salami e pecorini aquilani e la genziana fatta dal papà di Erika. Alle 16 si riparte. Ci aspettano cinque ore di viaggio.
Oggi di quelle giornate cosa dico? Ho visto il Regno dei cieli.
Ho visto il granellino di senape: persone semplici, gesti semplici ma questo granellino è già diventato un arbusto, tanto che noi ci siamo riparati sotto la sua ombra.

Quante cose “strane”: in primis mio marito Gino. Viaggia per lavoro tutta la settimana e invece di andare al mare, o di stare a L’Aquila a riposarsi dice di sì. Insomma, io non so spiegarlo meglio di così, ma il mio cuore è tutto un vibrare in risonanza! «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino…?» (Lc. 24, 13-22).
Grazia, L'Aquila