"Primi passi", Van Gogh, 1889.

«Avete curato le mie ferite»

La malattia, l'operazione e le visite dalla psichiatra. Durante quest'ultimo anno il cambiamento, a partire dall'incontro con la comunità di Carrara. Ecco la lettera che ha scritto la ragazza agli amici, che l'hanno aiutata a «diventare una persona nuova»

Giovedì scorso sono andata a parlare con la psichiatra. Ci vado una volta l'anno da quando ho fatto il bendaggio gastrico, per vedere se c'è bisogno di aggiustare la cura iniziata per via di uno stato ansioso che non mi passava e fare il punto della situazione. Le ho raccontato tutto il percorso fatto quest’anno, dall’emorragia cerebrale che colpì una ragazza che conoscevo e che mi aveva messo di fronte al fatto che c’erano delle cose nella mia vita che non avevo avuto il coraggio di affrontare, all'aver incontrato voi: il pellegrinaggio ad Assisi, l’essere riuscita a tenere un discorso in assemblea di fronte a molte persone nonostante la mia timidezza, l’essere andata a Roma a vedere il Papa. E la psichiatra era meravigliata e stupita di tutte le cose che ero stata in grado di fare. In un anno, un mondo che stava crollando a causa di eventi apparentemente incontrollabili, si è trasformato nella possibilità di cambiare vita, diventare una persona nuova. L’essere riuscita ad accettare il mio carattere, il mio peso e il non poter tenere tutto sotto controllo. Certe cose non succedono se in gioco non c’è qualcosa di smisuratamente più grande, più bello e più vero. Io sono riuscita a fare tutto questo, perché Dio nel momento in cui credevo che tutto fosse distrutto (me compresa), mi ha chiamata per nome, è venuto a salvarmi e forse anche io ero pronta a farmi salvare.

Non credo che la psichiatra sia molto credente, ma mentre mi diceva sei stata brava, hai fatto un ottimo lavoro, io pensavo che non ero stata io, da me non poteva nascere tutta quella forza e quel coraggio, conosco le mie capacità e quella forza non era umana. Ho detto sì, sono diventata un Suo strumento, per quanto mi sia sempre sentita abbandonata da Dio, Lui era lì ad aspettarmi. Ed è vero che adesso che mi ha ritrovata ho paura di perderLo, ma io sono vissuta fino a poco tempo fa nel «tutto è eterno finché dura». Oggi invece sono riuscita a dire grazie Dio. Ci sei sempre stato. Alla fine la dottoressa mi ha detto che la cura che faccio possiamo provare a concluderla gradualmente in sei settimane e vedere come va e poi, quando sarà possibile, mi opero e mi tolgo il bendaggio gastrico. Non mi serve più. Dovevo cambiare io, il bendaggio non mi poteva cambiare, solo Dio poteva cambiare il corso della mia storia.

Dovevo raccontarvi questa storia, è una settimana che aspetto questo momento, perché è anche merito vostro. Voi siete stati il dono più grande che Dio potesse farmi. Avete curato le ferite, mi avete aiutata a riconoscere ciò che non andava bene nella mia vita e, quando stavo per perdere l’equilibrio o credevo che di fronte alle avversità la fede sarebbe venuta meno, mi avete fatto vedere che ero più forte di prima perché Dio era parte di me. E non c’è nulla che può cambiare questa consapevolezza.
Lettera firmata